NUMERO 8 – 2003

Anno Pubblicazione 2003
Numero 8
ISSN: 1127-164
INDICE“Protesi totale neuromuscolare in pazienti con paralisi facciale”
V. Vannucchi“Ricerca anamnestica e valutazione semeiotico-osteopatica in pazienti ortodontici”
G. Griso“Efficacia del trattamento osteopatico nei disturbi della motilità oculare”
G. Barlafante

“La piezografia ausilio per la registrazione dello spazio neutro vestibolo linguale: tecniche di laboratorio”
G. Tammaro

“Il fisco e le attività ausiliarie delle professioni sanitarie”
C. Frigieri Franzelli

“L’Ortodonzia dell’Anima”
F. Serafini

Rivista…aperta
Programma E.C.M.
Calendario Prossimi congressi e seminari I.A.P.N.O.R.
Numeri Arretrati Rivista I.A.P.N.O.R.

CIRCA UNA NUOVA EPISTEMOLOGIA PER LA BIOLOGIA

Il Convegno I.A.P.N.O.R. di Ottobre ha permesso ai soci e a quanti hanno avuto la volontà di partecipare (circa 500 persone) di comprendere quale evoluzione il pensiero dell’Accademia abbia avuto nel decennio passato dalla sua fondazione (1993-2003). Il significato patogenetico, eziologico e, forse, epistemologico del nostro intervento clinico ha subito una precisa evoluzione. Il modo meccanicistico espresso dalla ricerca di protocolli d’intervento validi per ogni occasione e dall’interpretazione univoca dei dati semeiotici, ha abbondantemente lasciato il passo all’analisi critica dei risultati, anche strumentali (vedi Elettromiografia di superficie e Chinesiografia computerizzata per quanto riguarda il gruppo di Odontoiatri che si riconosce nella parte P.N.O.R. di I.A.P.N.O.R., International Academy of Posture and Neuro Muscolar Occlusion Research) in un’ottica in cui venga privilegiata l’integrazione dinamica delle parti nel tutto. In quest’ottica perde di senso la ricerca della “forma normale” sia essa attribuita alla struttura che alla funzione. Quanta “salute” è presente, direbbe il nostro Segretario culturale Dott. Vincenzo Cozzolino D.O., in quel “sistema dinamico”, aggiungerebbe modestamente lo scrivente. Questo potrebbe essere il nuovo confine a cui tendere, lasciandosi alle spalle la palude culturale fatta di forme e funzioni “normali” o “corrette”. Ovvio, siamo all’inizio! Ovvio mancano dati sicuri e “scientificamente” rilevanti. Ma dove sono, nel campo della Sindrome Algico Disfunzionale (pessima definizione per uno stato non ancora definito), i dati “scientificamente” rilevanti e sicuri! I vecchi paradigmi sui quali si è basata la ricerca biologica sembrano vacillare quando lo scopo diventa la comprensione di comportamenti, disturbi o disfunzioni che coinvolgono sistemi ad alta integrazione funzionale tipo il sistema neuro muscolare, o neuro-mio-fasciale come amiamo definirlo in Accademia.
Sono perciò necessarie nuove idee, nuove strategie d’indagine, anche violenti cambiamenti di rotta che su un nuovo paradigma costruiscano un’alternativa reale alle vecchie, radicate e spesso infruttuose idee del passato. In questo senso credo che possano essere esplicative le parole di Jan Walleczeck in “Il Cambiamento di Paradigmi in Biomedicina: Implicazioni per la Ricerca Futura e per le Applicazioni Cliniche” del quale segue un breve estratto.

“Lo studio dei sistemi viventi porta a sostenere alcune ragioni per cui le strategie unicamente riduzionistiche con i loro modelli esplicativi non sono in grado di rispondere completamente a questioni biologiche fondamentali quali:
1) come possono gli organismi viventi funzionare come un “tutto”?
2) come possono tradurre ed elaborare “informazioni dinamiche”?
3) come rispondono unitariamente alle perturbazioni esterne?

Per alcuni queste domande potrebbero sembrare una sfida o una provocazione intellettuale. Infatti, molti scienziati utilizzano un pensiero rigorosamente riduzionistico e la moderna Biologia rifugge ogni spiegazione non riducibile, almeno nel principio, alla somma delle azioni microscopiche delle singole unità fondamentali. L’attuale predominio assoluto dell’approccio riduzionistico alla conoscenza scientifica non sorprende per almeno due ragioni.
La più ovvia delle due è legata all’incontestabile successo ottenuto attraverso tale approccio dalle moderne scienze, tra le quali la Biologia cellulare e molecolare. Il risultato di questo successo è la convinzione di molti Ricercatori che i concetti e i modelli attualmente nelle loro mani siano sufficienti per risolvere ogni problema si possa incontrare. L’altra ragione è, forse, più “sottile” della precedente ed è legata all’ansia che i Ricercatori in Biologia provano quando cercano di abbracciare un qualsiasi pensiero “globale” o “olistico”.
Sicuramente sono da considerare ragioni storiche in questo atteggiamento. Durante la prima metà del XX secolo alcuni Scienziati e Filosofi si sono resi conto che sarebbero state necessarie nuove leggi per comprendere e spiegare l’apparentemente miracolosa funzionalità ed efficienza degli organismi viventi. Il fatto che la formazione di strutture altamente organizzate ed autostabilizzanti con comportamenti spaziali e spazio temporali coerenti marchio di fabbrica di ogni processo vivente, potessero spontaneamente emergere dalla interazione casuale a livello microscopico di composti organici era, però, allora semplicemente inconcepibile. Questi Studiosi sono ricorsi all’uso di principi non dimostrati “scientificamente” assegnando un ruolo primario a una forza unificatrice specifica o a un campo genericamente “organizzatore” che avrebbero dovuto essere “unici” per la materia vivente e che avrebbero dovuto spiegare le proprietà del “tutto” non spiegabili utilizzando il principio della somma delle singole parti. Come conseguenza, i Biologi moderni hanno la tendenza a rifiutare ogni nozione “olistica” perché suona in modo non “scientifico”, tali principi richiamando alla loro mente un misticismo associato a infondate idee neovitaliste del passato.
Oggi, naturalmente, noi sappiamo che la formazione emergente di schemi macroscopici, auto organizzati in sistemi biochimici e biologici può essere spiegata attraverso la Scienza della Termodinamica del Non equilibrio nei sistemi complessi non lineari; e quindi, sappiamo che non è necessario postulare campi o forze esterne al regno della fisica moderna per spiegare molte delle stupefacenti e spesso, controintuitive caratteristiche degli organismi viventi quali la sensibilità nonlineare a stimoli di intensità molto bassa o la formazione spontanea di schemi comportamentali complessi. Il punto di vista dei sistemi dinamici nonlineari, quale paradigma del principio dell’autorganizzazione, fornisce, quindi, alla Biologia un approccio teorico di una “Biologia Olistica” per la prima volta nella storia della Scienza. Questo nuovo “olismo” è fortemente radicato nelle leggi fisiche che governano i processi materiali del mondo non vivente. Da una prospettiva epistemologica, esiste la possibilità di superare un conflitto secolare tra conoscenza “olistica” e conoscenza “riduzionistica” in Biologia. La soluzione potrebbe soddisfare gli “Olisti” e i “Riduzionismi” concedendo vicendevolmente mera somma delle azioni individuali degli elementi che compongono il livello organizzativo microscopico. Il principio dell’Autorganizzazione offre dei potenti strumenti intellettuali per comprendere le proprietà globali, irriducibili dei processi viventi. Lo sviluppo sistematico di questo pensiero e le sue applicazioni in Biomedicina sono cruciali per comprendere 1) il potere ed il ruolo dell’Autorganizzazione nella salute e nella malattia, 2) come la diagnosi clinica può beneficiare di una migliore comprensione dei processi non lineari dinamici nella malattia e 3) come possano essere usati al meglio gli stimoli esterni per influenzare e controllare, a scopo terapeutico, la dinamica autoorganizzata biologica. Queste osservazioni suggeriscono una nuova agenda per la ricerca in Biologia e in Medicina. Seppure in questi campi sono stati fatti importanti passi, molti problemi rimangono aperti e molti altri sono sorti dalle nuove scoperte. Alcune osservazioni necessitano di ulteriori conferme e l’applicabilità di alcune proposte teoriche devono essere convalidate dal futuro lavoro. Questi attuali limiti non devono essere valutati in modo negativo, anzi testimoniano la vitalità delle idee e le ricche promesse del lavoro in questo campo di frontiera. È molto importante il fatto che gli strumenti e le idee della dinamica nonlineare abbiano motivato i Ricercatori a proporre disegni sperimentali nuovi e a sviluppare modalità diagnostiche e terapeutiche mai neppure pensate in passato. È giunto il tempo per gli Studiosi delle Scienze biomediche di adottare un approccio globale dei sistemi per la loro comprensione e per sviluppare una nuova e più avanzata tecnologia biomedica. Il premio per la Medicina potrebbe essere incommensurabile”.

Ruggero Cattaneo

× Scrivici su WhatsApp