Caro Prof.,
questo Dicembre 2007 ha visto la conclusione del Master di II°livello in Odontoiatria Neuro Mio Fasciale tenutosi presso l’Università dell’Aquila. Per la prima volta è stato possibile unire le forze anarchiche della nostra Accademia con quelle istituzionali rappresentate dall’Università tra lo scetticismo generale e, non lo si dimentichi, tra i funesti auspici da taluni inviati in modo neanche troppo velato.
È stata una scommessa che 15 Professionisti hanno voluto accettare, pagando di propria tasca in denaro, tempo e, soprattutto, voglia di studiare. Sono stati due anni intensi di lavoro, pregni di difficoltà, intrisi di discussioni, rallegrati dallo studio, amati perché talora odiati e odiati perché forieri di dubbi e perplessità sulle proprie antiche conoscenze e sulle proprie ancestrali paure che queste ultime fossero lì, lì per cadere. Ma alla fine, qualche dubbio e qualche nuvola di perplessità accumulati, durante il primo anno di studio, si sono liberati nel sentire comune che la strada percorsa aveva delle risposte cliniche, presentava delle serie ipotesi patogenetiche e poteva fondare l’attività di ciascuno di noi su delle solide basi fisiologiche.
Non sono mancati gli scontri di idee e di personalità durante questo periodo. Come sarebbe stato possibile il contrario? Chi investe così tanto in denaro e tempo non può, non vuole e non deve avere il lusso di accettare in modo passivo quello che viene “insegnato”. Se poi chi “insegna” è “rognoso” come chi ascolta, allora la frittata è sul punto di essere cotta in ogni momento.
Ma, Signori, ben vengano finalmente quelle frittate che danno il risultato che abbiamo insieme ottenuto. Ben vengano i giorni bui, in cui discenti come Donzelli e Navarra, mettono tutto in discussione, metodo e contenuto, se poi, sono superati e la tempesta lascia il cielo a giorni di sole in cui si possono discutere tesi di alto valore culturale e scientifico. Dove sono i Navarra e i Donzelli dei giorni bui e dove sono quelli dei giorni di sole? E con loro dove siamo noi che con rabbia prima e con affetto poi abbiamo seguito la loro evoluzione con la nostra?
Ho partecipato alla discussione finale delle tesi, ho visto visi pallidi e ho sentito voci tremule, ho avvertito bocche senza più saliva, e muscoli tesi al limite del dolore. Mannaggia, mi sono detto, gente di venti e più anni di lavoro, cinquantenni professionisti stimati e arrivati, che tremano come studenti all’esame di Anatomia. Tremano per una discussione di tesi che sarà ininfluente per il “pezzo di carta” che riceveranno. Pur importante dal punto di vista legale.
Tremano perché sentono di essere un gruppo che ha delle idee originali; tremano perché ciascuno è uno ma è parte dell’insieme che si sono creati nel tempo con la fatica e con l’intelligenza; tremano perché si rispettano e sanno che ciascuno di loro può in ogni momento criticare ed essere criticato, giudicare ed essere giudicato da pari, senza remore ma senza pregiudizi, liberi come libero deve essere il vento del sapere.
Non voglio che la mia casa sia circondata da mura e che le mie finestre siano sigillate. Voglio che le culture di tutti i paesi possano soffi are per la mia casa con la massima libertà. Ma mi rifiuto di essere cacciato via da chiunque. (Gandhi)
Liberi in questo modo. Ciascuno seguirà la sua strada, alcune si intrecceranno, altre no, ma ciascuno avrà la sua strada e non quella di un altro. La nostra Rivista è stata testimone degli eventi e delle idee che all’interno della IAPNOR sono nati e sono morti e sarà testimone anche di questo evento pubblicando nei prossimi numeri le Tesi prodotte dai gruppi di lavoro del Master concluso, seguirà i lavori del prossimo Master, che inizia a gennaio, e spera di accogliere i contributi e i commenti che nasceranno e cresceranno vivaci.
Sono grato e orgoglioso per aver potuto lavorare fianco a fianco con gente che si è impegnata su ciò che dicevo e non per ciò che ero e sono. È stata la più grande soddisfazione per me, sono felice di essere un “nessuno” perché grazie a ciò chi ascolta non si fa “fregare” da alcun titolo “nobiliare”, ma si sente libero di accettare o meno un’idea che un suo pari propone. Ma se l’accetta diventa sua, la difende, ne è orgoglioso come io lo sono, la pratica, la trasforma, la maledice, la esalta, la nega e la blandisce, le ubbidisce e la contrasta sempre come parte di sé e non come astratta proposizione di “aristotelico” assunto. Puro relativismo costruttivo, pura negazione di qualsiasi apodittico assoluto, pura e franca libertà.
Caro Luigi, e va bene (ma uffa), anche “Professor Balercia”, credo che tutto ciò ti piaccia e spero ti senta anche tu orgoglioso di aver dato il seme per quanto succede qui da noi. Con tutto l’amore che un discepolo deve al suo Maestro, Ruggero.
Ruggero Cattaneo