Premessa
La seguente lettera è stata scelta dall’editore, tra diverse altre pervenute, al fine di ricordare il Professor Luigi Balercia e quanto – in termini di valore e sapere – ha trasmesso a tutti noi.
Caro Editore,
ti invio questi pensieri originati dal ricordo di questo nostro comune amico.
Non sono, ovviamente, rappresentativi di niente e di nessuno, forse neppure sufficienti ad esprimere veramente ciò che per me rappresenta quest’uomo. Spero solo che altri, a lui più vicini e più amati, non me ne vogliano troppo.
Ho conosciuto Luigi Balercia.
Ultimo tra i tanti che da lui hanno imparato ed ho un grande rammarico: avrei voluto conoscerlo prima.
Non so se era “buono” o “cattivo”, ciascuno per se vale, se vuole, come giudice; a me la questione non interessa e lascio volentieri a Dio questo compito.
L’ho incontrato all’inizio degli anni ’90, casualmente come tanti di noi – credo – vista la scarsa visibilità di cui godeva sui canali ufficiali dell’Odontoiatria. Ero in un periodo di crisi culturale e di dubbio professionale: le risposte della gnatologia non soddisfacevamo più le domande che i problemi dei pazienti mi ponevano.
Durante quei suoi primi corsi potei apprezzare la freschezza e la disponibilità di quella mente geniale.
Ero stupito dal fatto di avere un “professorone” tutto a mia disposizione (alla fine di un corso restammo in tre: un allievo, io, due insegnanti, il professore e Vincenzo Cozzolino), aperto ad ogni discussione anche al limite dell’insulto.
Dov’era il trucco?
L’ ho “odiato” profondamente quando, quasi beffardo, scandiva le mie convinzioni.
L’ ho “maledetto” ampiamente quando entravo in collisione ed il dubbio esplodeva in mille lampi, ciascuno dei quali creava in me mille dubbi ancor più profondi.
L’ ho “insultato” quando ignorante non capivo la sua lingua così futura da essere per me lontana ed incomprensibile: novello Virgilio tra i cavernicoli.
L’ ho “amato” quando questa montagna di conoscenza con un brufolo di presunzione mi ha fatto capire che io ero una montagna di presunzione con un brufolo di conoscenza.
Ecco scoperto il trucco.
Da allora ho accettato il suo ideale, condiviso il suo sogno per una cultura professionale libera da steccati; aperta a tutto e a tutti, senza pregiudizi di forma o presunzioni di ruoli, ma in buona fede anche e soprattutto nello scontro, mirata a risolvere che l’essere umano in toto e non i suoi brandelli, deve affrontare quando si ammala.
Io sono un dentista e come tale il mio compito professionale, visto alla luce di questo grande pensiero, è piccolo, piccolo. L’insegnamento ricevuto, invece, è umanamente molto significativo. In ciò sta la differenza tra l’insegnante che trasferisce il sapere e il Maestro che al sapere aggiunge il “Valore” del proprio essere.
Per me Luigi Balercia era “Maestro”.
E allora, caro Maestro, mi manca la tua stretta di mano. Senza di te, la fritturina dell’Adriatico non sarà più la migliore del mondo. Nessuno più mi manderà a quel paese, come amavo esserci mandato da te.
Ma un frammento del tuo universo è stampato con chimica indelebile nella mia mente.
Mi auguro di poter diventare col tempo un buon allievo e nel mio piccolo, camminare sulla strada che tu ci hai lasciato
Ciao Proff.
Ruggero Cattaneo