Proponiamo alcune parti salienti dell’ultimo libro scritto dal Prof. Luigi Balercia intitolato “Elevatore Linguale Balercia. Fisiopatologia della deglutizione”, edito nel 1998 (ISBN: 978-88-87436-03-7). Lo scopo della I.A.P.N.O.R. è rendere omaggio al suo fondatore, Prof. Luigi Balercia.
Si ringrazia la Futura Publishing Society per aver aderito gratuitamente all’iniziativa.
Prefazione dell’autore
Più la ricerca pone la sua attenzione alla filogenesi, all’embriologia, alla fisiopatologia della deglutizione e l’influenza di questa sulla postura, più si scopre quanta negligenza ha posto la cultura “cosiddetta ufficiale” a questo vitale fenomeno. L’opera porta un piccolo contributo con l’aiuto dei membri ricercatori dell’Accademia I.A.P.N.O.R.
Per occlusione neuro-mio-posturale intendiamo la massima intercuspidazione nella deglutizione in equilibrio neuromiofasciale globale in statica ed in dinamica. L’elevatore linguale è stato pensato per normalizzare una deglutizione atipica al fine di stimolare i pazienti nell’arco delle ventiquattro ore. È chiaro che, fuori delle ore di educazione professionale e familiare, il paziente, preso o dai giochi, o dal lavoro, dimentichi di fare ciò che ha appreso. L’elevatore linguale Balercia è nato per dare al paziente un supporto strumentale fuori dalla sua partecipazione volontaria.
L’elevatore linguale è concepito in maniera tale da far portare al paziente la punta della lingua, durante la deglutizione e nella fonazione sempre sulla papilla interincisiva.
Per fare questo, ci avvaliamo della T.E.N.S. (Trancutaneous Electrical Neurale Stimulation), Myo-Monitor e di una resina particolare (Bosworth Sapphire).
La T.E.N.S. stimolerà le fibre nervose del quinto e del settimo paio di nervi cranici, che modelleranno il Myoprint secondo la forma e la fisiologia dello spazio sublinguale del paziente.
Questa impronta sarà usata in laboratorio per la realizzazione dell’elevatore linguale Balercia.
Molto spesso è accaduto sentire dall’osteopata che l’elevatore linguale Balercia occupava spazio libero (inteso come mondo orale della lingua e non quello dell’altezza verticale). Inizialmente non capivo, poi guardando l’elevatore costruito dal tecnico, confrontato con il Myoprint del paziente, ho capito che quest’impronta non era frutto solo dello stimolo della T.E.N.S. bensì, e molto spesso, dell’influenza del paziente o dell’odontotecnico.
Questo perché quando i pazienti vengono invitati a chiudere la bocca (sotto l’impulso della T.E.N.S.), essi iniziano a spingere la lingua contro i denti anteriori, pertanto l’impronta sarà assottiglia, allungata ed allargata.
Questo comporta che l’elevatore linguale costruito dal tecnico, (che deve ridare quello che gli si dà) occuperà spazi che non gli competono, cioè porterà via spazio alla lingua nel momento che deglutisce, quindi determinerà tensioni diverse creando influenze negative sulla respirazione cranica primaria ed a volte anche vertigini per la tensione dello stylo-ioideo sulla rocca petrosa nel cui corpo sono contenuti i canali semicircolari, organo dell’equilibrio vestibolare. Al contrario, a volte, il paziente sta con la lingua totalmente rilasciato molto di più di quanto il medico richiede.
Il risultato sarà che l’impronta del Myoprint viene molto spessa nel suo diametro antero-posteriore.
In questo caso l’elevatore linguale toglierà spazio libero alla deglutizione ed egualmente influenzerà negativamente la respirazione cranica primaria.
Spesso il tecnico pensa che l’elevatore sia più bello se vengono aggiunte delle piccole modifiche estetiche sui sistemi ritentivi. Tutto ciò che non sta nel progetto originale toglie spazio libero alla lingua. Non può essere aggiunto niente fuori da quello che il clinico dà al laboratorio.
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